020 km
Università
della
Svizzera
italiana
Accademia
di
architettura
Studio
Territorio
Ticino

    Studio Territorio Ticino

    Attività

    Nel perseguire i propri obiettivi Studio Territorio Ticino si avvale di cinque categorie di attività, tra loro autonome e complementari, che gli consentono di investigare il territorio e le sue problematiche da molteplici angolature.

    Interventi sul territorio: cantieri – spesso svolti con la partecipazione di studenti – che modificano lo stato di un luogo con realizzazioni in scala 1:1, promuovendo l’importanza di comprendere il territorio anche attraverso azioni concrete su di esso.

    Atelier di progettazione: laboratori didattici di durata semestrale, svolti in seno all’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera Italiana, che esplorano un tema assegnato attraverso le specifiche elaborazioni progettuali dei numerosi studenti coinvolti.

    Pubblicazioni: iniziative editoriali, che possono spaziare da articoli puntuali su riviste a libri, volti a partecipare e offrire un contributo al dibattito su specifici argomenti di interesse.

    Mandati di ricerca: progetti di ricerca commissionati dal Cantone, da singoli municipi o da altri soggetti, che consentono di partecipare attivamente alla trasformazione del territorio, offrendo un possibile sostegno ai processi decisionali imposti dai nuovi strumenti di pianificazione, che sovente richiedono la messa in campo di visioni strategiche di ampio respiro.

    Iniziative singole: attività supplementari, autopromosse o commissionate, che si contraddistinguono per specificità e limitata durata nel tempo; rappresentano uno strumento flessibile, attraverso il quale esplorare ambiti di ricerca tangenziali e avviare nuove riflessioni

    Mergoscia

    2023

    Responsabile: Martino Pedrozzi Capi progetto: Alessandro Gliaschera Vincenzo Tuccillo

    Consulenti: Frédéric Bonnet João Gomes da Silva Luigi Lorenzetti Paolo Poggiati

    Ente coinvolto: Comune di Mergoscia

    L’Accademia di architettura ambisce, sin dalla sua fondazione, a stabilire delle relazioni solide e feconde all’interno del proprio territorio di riferimento. In quanto istituzione accademica fortemente improntata alla ricerca progettuale alle diverse scale, tra i propri obiettivi annovera quello di mettere le competenze e le esperienze che si sviluppano al suo interno a servizio della propria comunità, fornendo riflessioni e spunti per leggere il territorio cantonale e orientarne il disegno. Questa pratica, che ha sovente caratterizzato il lavoro dell’Accademia ai diversi livelli, ha trovato un’espressione particolarmente efficace nello strumento dei cosiddetti “mandati di ricerca”: tramite essi qualunque organo preposto all’amministrazione del territorio può sottoporre all’Accademia dei temi che ritiene primari per lo sviluppo delle proprie aree di competenza; dal canto suo l’Accademia – che ha già al proprio attivo un cospicuo numero di tali mandati conclusi – si propone di analizzare le richieste ricevute, metterle coerentemente a sistema tra loro e infine fornire degli indirizzi generali per il progetto del territorio. L’approccio è sempre ampio e orientato a inquadrare tutte le specifiche necessità di chi amministra un territorio, offrendo visioni complessive senza entrare nel merito di specifiche risposte progettuali; in questo senso il mandato di ricerca si pone come un passaggio intermedio, che non si sostituisce ai più canonici strumenti di progetto del territorio (mandati di studio professionali, concorsi di architettura, incarichi), ma li anticipa cercando di rendere più solide, precise e puntuali le richieste su cui si fondano. Lo scopo è, coerentemente agli obiettivi didattici dell’Accademia, promuovere una cultura del progetto integrata che, alla luce di un’attenta lettura del territorio e delle sue tracce, sappia valorizzare le relazioni tra i diversi interventi all’interno di una visione d’insieme coerente e unitaria.

    Il madato di ricerca su Mergoscia occuperà Studio Territorio Ticino durante la prima metà del 2023.

    Mergoscia nel 1964Image: ETH Bibliothek Bildarchiv
    Mergoscia nel 1964

    Inventario degli atelier 1996–2021

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    2023

    Dal 1996, anno della sua fondazione, l’Accademia di architettura ha intessuto profondi e molteplici rapporti con il suo territorio di riferimento, ossia con il Canton Ticino e con le aree transfrontaliere storicamente legate al Cantone per ragioni geografiche, socio-economiche e culturali. Studio Territorio Ticino ha voluto creare un “inventario” di queste relazioni, e nel farlo ha scelto di focalizzare la propria ricerca sugli atelier di progettazione e sui corsi di diploma, pur nella consapevolezza di quanta e quale ricchezza di contributi sia stata espressa in parallelo anche dai corsi teorici. Di ogni attività sono stati riportati i dati strettamente essenziali, rimandando agli annuari o alle pubblicazioni relative ai singoli diplomi ogni desiderio di ulteriore approfondimento. L’obiettivo è quello di unificare e sistematizzare un corpus di dati frammentato, ma anche – come sempre nei migliori auspici di ogni lavoro di archivio – stimolare nuove interpretazioni e disegnare nuove traiettorie.



    Distretti e province
    Anni accademici
    Professori e docenti


    Livellamento del Redónd

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    2022

    Progetto di Martino Pedrozzi

    Professore: Martino Pedrozzi

    Assistenti: Riccardo Amarri Vincenzo Tuccillo

    Enti coinvolti: Comune di Mergoscia Patriziato Circolo della Navegna

    Studenti:Jonathan BelloVittoria BettiMichele BlaserOriana BordeRaphaël BrunEleonora ClericiMartin CordierDavide FinOlivier GauchatChristian HallerKarl HonningsvågJasmin HoushmandAlessandro La PortaKevin LeuValerio MaccabrunoStuart PorziSimone RamascoFederica SanelliDenis SermaxhajElena StarkeMartino TomaselliJakob UnterthurnerJezebel ValentinMicaela Vergari

    Guadagnare un piano orizzontale nella natura selvaggia è un momento fondativo dell’architettura: è in quest’atto così razionale, e cioè così umano, che l’uomo afferma la propria alterità e trova la propria specifica identità di essere vivente. Il lavoro ha cercato di ricreare questo legame originario con la terra e con la possibilità di modificarla: armati di picchi, pale, rastrelli un gruppo di studenti ha livellato nell’arco di due giornate di lavoro il Redónd, una cima attigua a quella della Trosa, definendo un piano perfettamente piatto di circa 7×22 metri. Quest’azione così rapida e radicale, quasi un’anticipazione di un processo erosivo plurimillenario, ha portato alla luce rocce a lungo sepolte, che emergenti da questa nuova quota di riferimento, sono diventate l’espressione inattesa e imprevedibile di un paesaggio surreale.

    Image: Alfio Tommasini

    Filare a Scéru

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    2020

    Progetto di Martino Pedrozzi

    Professore: Martino Pedrozzi

    Assistenti: Riccardo Amarri Mateusz Zaluska

    Ente coinvolto: Patriziato di Malvaglia

    Studenti:Alessandra AlbaneseFrancesca ColòSofia ContiniAdele CorteseEdoardo CostaIrene d’AlessandroTobia De EccherLisa FilippiRomeo FollonierEstelle GagliardiAnnalisa MassariElisa MontiRiccardo NocitiAlfred PeciCléa PerettiJason PicthallAndrea PrayerNatalia PronzatiEmma RaboliniGresa ShehuMaryia Sidorenko

    L’intervento nasce da un vecchio sentiero di montagna legato alla transumanza nelle Alpi di Scéru, in Val Malvaglia, che oggi non appare più nella rete dei sentieri ufficiali. La sua rilevazione è l’occasione per compiere un’azione che ha la forza e l’intensità di un atto fondativo: tredici larici, acquistati al vivaio cantonale di Lattecaldo, vengono piantumati a passo regolare a definire una linea retta di settanta metri che, in senso longitudinale, riafferma la presenza di questo sentiero dimenticato e, in senso trasversale, diventa un sistema di riferimento e misurazione del paesaggio stesso. Un segno intenzionale, artificiale che abilita una nuova lettura di questo spazio naturale e genera nuove relazioni nel contesto. Un intervento che costringe a confrontarsi e ragionare coi tempi lunghi della natura: piantare dei piccoli alberi oggi e attendere pazientemente, magari vent’anni, perché l’effetto spaziale previsto si realizzi compiutamente e configuri un nuovo paesaggio.

    Il filare riprende in scala reale il colonnato longitudinale del Partenone
    Il filare riprende in scala reale il colonnato longitudinale del Partenone
    Image: Pino Brioschi

    Guida di architettura a Lugano

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    2020

    A Lugano anni di speculazione edilizia hanno definito un tessuto urbano carente di densità, un ambiente diluito e disomogeneo. Lo dimostra il fatto che la tipologia abitativa più comune è la palazzina: un volume posto al centro del mappale che annulla lo spazio collettivo e definisce attorno a sé spazi privi d’identità. Come strumento d’analisi è stata definita un’area campione, un quadrato di un chilometro per un chilometro, che considera l’insediamento urbano nella piana ed esclude le bellezze naturali circostanti (il lago e i rilievi): ne emerge un panorama di drammatica rarefazione, asservito a distanze da piano regolatore e inconsistente di relazioni. All’interno di questo scenario sono stati poi individuati tredici esempi di edilizia residenziale che, in controtendenza, si distinguono per l’appropriatezza della loro architettura e per la capacità di dialogare con il contesto. A questi tredici casi esemplari il compito di guidarci in una passeggiata per Lugano alla riscoperta di un’identità cittadina.

    Link

    Image: Pino Brioschi

    Playground a Arogno

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    2020

    Professore: Martino Pedrozzi

    Assistenti: Riccardo Amarri Francesco Tencalla Mateusz Zaluska

    Enti coinvolti: Comune di Arogno Scuola elementare di Arogno

    Studenti:Lounès Amalou-YezliPierfilippo BaldoVittoria Baruffaldi PreisMartina BertaniLaura CereghettiAfra CostaPaolo FaillaCléo FrachebourgFabio GandollaJanosch KirchherrSilvia MarroccoAngela MonterisiMaría Mora MuniainFrancesca MuggliLorenzo PastorelloTommaso PolliTobias Quezado DeckkerDavide RossiGreta StranoTareq TamimiEugenio ThiellaValentina VianelloFilippo ZagareseMargherita Zompa

    L’occasione d’intervento è nata dalla volontà del municipio di dare più qualità spaziale al comparto scolastico. La proposta è stata quella di realizzare un parco giochi riflettendo, in senso didattico, sul valore stesso di un tale spazio: in quattro giorni di workshop collettivo a Brugnasco è stato concepito, e sviluppato in disegni di dettaglio, un parco per bambini dove i giochi – non limitandosi a una valenza univoca e immediata – potessero farsi installazioni spaziali capaci di attivare lo spazio e promuovere interazioni originali con esso. Quattro gli elementi caratterizzanti di questo nuovo paesaggio da esplorare, realizzato interamente con abete da cantiere: un palco, emblema dell’apertura e dell’espressione; un patio, che accoglie una palma preesistente e ne fa un appartato ritiro “esotico”; un pontile che misura la topografia esistente; una torre con un campanaccio, che risuona al vento. La fase di cantiere è stata arricchita da alcuni momenti di interazione con i bambini, futuri utenti di questo spazio.

    Image: Pino Brioschi

    Ricomposizioni a Luzzone

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    2019

    Progetto di Martino Pedrozzi

    Scuole coinvolte: Accademia di architettura, USI Section d’architecture, EPFL Institut für Landschafts- architektur, ETH

    Enti coinvolti: Comune di Serravalle Patriziato di Malvaglia

    Partecipanti:Noel AnnellGiulia AnseriniLerna BagdjianMatthew BaileyLorena BassiJeangille BaudouinNuma BenciPaola BergierEmilie BeytrisonLuca BiniDario BiscaroPietro BliniRiccardo BlumerLaura BottaniJulie BovierNicola BraghieriGiulia BrenaLudovica BrizioFederico BrogginiLuca BroncaClara BrunDario BruniEmanuele CarcanoMatteo Aldo CastelliAnouk ChastonayOlivia ChimentiAfra CostaPierre Edmond CourvoisierLavinia de CarolisGaëtan DétrazVittoria Di GiuntaVincent DorfmannJoe DouglasHoi Ming DuRahel DürmüllerMichele FalcoLorenzo FantinoEloïse FehlmannGiovanni FenoglioJacopo FochiEstelle GagliardiSamuel GalmicheLeone Carlo GhoddousiNikita GiaccariLorenzo GiordanoPatrick GirominiEleonora GiuliVeronica GiurcaneanuAlix HoulonGian HugiEva HurlimannLukas HüsserMartyna Maniak-HüsserZora HüsserDjordje JefticÓlafur JónssonRebecca JordanDimitri KasparianAgathe LoebFrancesca MalventiDario MantovaniTeresa Marinoni de AthaydeCristina MatèIsolde MichelazziMaria MinicCarlo MolteniJulie MoracaMaša MoriElisabetta MuttoniLea MuttoniJorge OsatinskyAlessandro PastiAlessio PavaniFabrizio Peirce ChianeseTobias PetelerCarl PetersenLuca PiccoliEmanuele PigionattiNicolas PralongNatalia PronzatiFrancesco PusterlaPhilippine RadatLéna ReesinkAnna Giulia ReinekeAndrea RizziZoé SalomonElisa SassiBianca SchifaniClaudia ScholzAnna SerioEnrico SironiAndrea SirottiElin Laksjö SvenssonSofia TercerosAnnabelle ThüringLaura Toledo MartínNoemie TschaboldGala UrrozGiulia VerriFederica VippolisDeborah ZanoloQianer Zhu

    L’Alpe di Luzzone (2˙150 metri sul livello del mare) fino alla metà degli anni ’50 del secolo scorso ha rappresentato, nel contesto di un’economia di montagna contraddistinta dalla pratica della transumanza, una delle stazioni di maggiore altitudine della valle. Negli anni ’70, quando l’insediamento era già quasi dimenticato, una valanga ne ha sancito l’abbandono definitivo. L’iniziativa delle ricomposizioni ha avvio nel 1994 con le ricomposizioni sull’Alpe di Sceru (1˙968 metri di altitudine), seguita dalle ricomposizioni sull’Alpe di Giumello (2˙057 metri di altitudine) e da quelle sull’Alpe di Quarnéi (2˙080 metri di altitudine). Il progetto di ricomposizione degli alpeggi si è sempre avvalso della partecipazione di volontari; la ricomposizione a Luzzone – che ha coinvolto la Section d’architecture dell’EPFL, l’Accademia di architettura dell’USI, l’Institut für Landschaftsarchitektur dell’ETHZ e i loro 120 studenti – ha esteso quest’esperienza fino a tramutarla in un momento collettivo di straordinaria forza.

    Video: Franco Cattaneo e Vasco Dones
    Immagine aerea del 1947 alternata a un’immagine satellitare del 2019
    Immagine aerea del 1947 alternata a un’immagine satellitare del 2019

    Padiglioni nelle cave Ongaro di Cresciano

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    2019

    Professore: Martino Pedrozzi

    Assistenti: Riccardo Amarri Mateusz Zaluska

    Studenti:Lorenzo BarberaEleonora BoffanoLivia CapelliRachele CappelliniEmanuele CarcanoVincent CaussignacFederico CecconiAndrea CostaChiara De CrescenzoMichele FalcoHåkon FanesViola GuriniAndreas HellumÓlafur JónssonDavide LazzariAriane LieberherrRaphael LuzyMarta MarcocciClaudia Moreira AraújoLukasz PalczynskiSoline QuénetJulien ReyDavid Erik SelanderMartin ToledoBenedetta VianiGiulia Zunino

    Fondamento di questo lavoro, così come di tutti gli altri interventi sul territorio, è la convinzione che l’esperienza di cantiere, la realizzazione in scala 1:1, possa avere una profonda valenza didattica. In quest’occasione si è cominciato con un workshop collettivo di progettazione a Landarenca, un villaggio di montagna a 1˙254 metri di quota sul fianco orografico destro della Valle Calanca: nei quattro giorni qui trascorsi sono stati ideati tre padiglioni, poi realizzati direttamente dagli studenti nella cava Ongaro di Cresciano per offrire una protezione dal sole e dalla pioggia agli operai della cava. L’intrinseca monumentalità della cava di Cresciano, raggiungibile attraverso un suggestivo percorso ascensionale che richiama quello del Tempio di Apollo a Delfi, è diventato l’eccezionale palcoscenico di questi tre “tempietti”, costruiti assemblando manualmente soltanto tronchi e barre filettate, in un’intenzionale riduzione sintattica del processo costruttivo.

    Studio Territorio Ticino ringrazia sentitamente la ditta Ongaro SA di Cresciano per la straordinaria generosità nel mettere a disposizione spazi, attrezzature e risorse umane.

    Image: Pino Brioschi
    Image: Pino Brioschi
    Image: Pino Brioschi
    Image: Pino Brioschi
    Image: Pino Brioschi
    Image: Pino Brioschi
    Image: Pino Brioschi
    Image: Pino Brioschi

    Rifugi sul Monte Generoso

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    2018

    Professore: Martino Pedrozzi

    Assistenti: Matthew Bailey Lukas Hüsser Valentina Merz

    Studenti:Bruno BandieriLaura BottaniFrancesco CacciolaGiulio CandidoAlessandra FarinaLuca FimianiMichele FuschiniMederic KüchelSylvia LanteriVittoria LeonardelliCaterina MantegazzaDario MantovaniGianmarco MariniElisa MarioniManfredi MarzariFlavia MicelliTeo MorelCaterina MoroAnna MurisascoAlfred PeciEdoardo ReverberiMarco RizziLuca RodellaFederica SanelliLuigi SavareseEnrico SironiFederica Tettamanti

    Tema dell’atelier del secondo anno Bachelor, è stata la progettazione di un piccolo rifugio in legno calato nella natura. Ogni studente si è confrontato con un sito specifico all’interno dell’area del massiccio del Generoso, un luogo estremamente ricco e stimolante. Alla specificità del luogo è stata unita la necessità di progettare per un utente specifico: figure solitarie, con occupazioni peculiari, immaginate abitanti dei pendii, dei picchi, dei boschi e delle rive del lago che contraddistinguono i versanti del Monte Generoso. Gli studenti si sono concentrati sullo sviluppo di piccole abitazioni in legno con disegni e modelli in scala 1:10, che hanno obbligato al confronto con problematiche costruttive e di dettaglio. Che cosa significa costruire in legno, quali sono le tecniche e i riferimenti a cui ispirarsi, che influenza hanno sul progetto la topografia, i fattori climatici, le condizioni ambientali, ma anche il carattere e le abitudini di un committente peculiare? Questi alcuni dei punti di riflessione al centro del semestre.

    In alto a destra, costruzione dei modelli
    In alto a destra, costruzione dei modelli

    Zattera sul Ceresio

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    2018

    Progetto di Martino Pedrozzi e Roberto Guidotti

    Professore: Martino Pedrozzi

    Assistenti: Matthew Bailey Lukas Hüsser Valentina Merz

    Enti coinvolti: Comune di Riva San Vitale Surf club Riva San Vitale

    Studenti:Bruno BandieriLaura BottaniFrancesco CacciolaGiulio CandidoAlessandra FarinaLuca FimianiMichele FuschiniMederic KüchelSylvia LanteriVittoria LeonardelliCaterina MantegazzaDario MantovaniGianmarco MariniElisa MarioniManfredi MarzariFlavia MicelliTeo MorelCaterina MoroAnna MurisascoAlfred PeciEdoardo ReverberiMarco RizziLuca RodellaFederica SanelliLuigi SavareseEnrico SironiFederica Tettamanti

    Il lavoro ha proposto la costruzione in scala 1:1 di una zattera di 3×10 metri, utilizzata per una breve navigazione sulle acque del Ceresio. Una piattaforma mobile galleggiante in mezzo al lago, costruita con le proprie mani, si fa inatteso strumento didattico che dosa componente ludica e trasgressività calcolata: si può offrire agli studenti, ricollegandosi idealmente al disboscamento operato a Scéru, la possibilità di seguire in prima persona tutti i passaggi della realizzazione di un manufatto in legno, dall’estrazione della materia prima, alla sua lavorazione, fino alla costruzione in cantiere; c’è la progettazione di una struttura specifica per l’uso e per il contesto, dove l’assemblaggio delle tavole è finalizzato a garantire flessibilità alla piattaforma e così assorbire il moto ondoso; c’è l’esperienza spaziale, assoluta. Tutte le tavole impiegate per la costruzione della zattera sono state poi riciclate per la realizzazione dei modelli dei progetti d’atelier in scala 1:10.

    Video: Natanael Guzman

    Disboscamento a Scéru

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    2018

    Progetto di Martino Pedrozzi

    Professore: Martino Pedrozzi

    Assistenti: Matthew Bailey Lukas Hüsser Valentina Merz

    Enti coinvolti: Ufficio forestale cantonale 3° circondario Patriziato di Malvaglia Alpe Russin

    Studenti:Bruno BandieriLaura BottaniFrancesco CacciolaGiulio CandidoAlessandra FarinaLuca FimianiMichele FuschiniMederic KüchelSylvia LanteriVittoria LeonardelliCaterina MantegazzaDario MantovaniGianmarco MariniElisa MarioniManfredi MarzariFlavia MicelliTeo MorelCaterina MoroAnna MurisascoAlfred PeciEdoardo ReverberiMarco RizziLuca RodellaFederica SanelliLuigi SavareseEnrico SironiFederica Tettamanti

    L’abbandono degli alpeggi della Valle Malvaglia non ha avuto conseguenze soltanto sul patrimonio costruito: il paesaggio stesso ha subito una trasformazione continua caratterizzata dall’avanzamento del bosco sulle radure e dall’innalzamento del suo limite superiore ben oltre i 2˙000 metri d’altitudine. Le aree di pascolo, di coltivazione e di sfalcio, oggi in disuso, durante gli ultimi decenni di abbandono si sono progressivamente rinselvatichite, offuscando la lettura di spazi collettivi, se non pubblici, un tempo destinati alla produzione agricola. Sull’alpe di Sceru i larici avevano iniziato a lambire gli edifici originariamente ubicati in uno spazio aperto, oltre il limite superiore di crescita del bosco. Il lavoro d’atelier è consistito in un’opera di ripristino del paesaggio, andando a rimuovere la vegetazione – costituita soprattutto da larici – sviluppatasi durante l’ultimo mezzo secolo per restituire nuova chiarezza alla lettura di questo paesaggio antropizzato.

    Alloggi collettivi e spazio pubblico a Lugano

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    2018

    Professore: Martino Pedrozzi

    Assistenti: Lukas Hüsser Valentina Merz Vincenzo Tuccillo

    Ente coinvolto: Dicastero Immobili della Città di Lugano

    Studenti:Diletta AprileVittoria Baruffaldi PreisFrancesca BellùCaterina BordoliLaura BrusciaGaia DelleaGian Fadri FanzunNicholas GhielminiGiusy La LicataAndrea MarcoliniSilvia MissagliaMorgane MoutarlierSarah MullerCarlotta PaolucciMartina PenatiSophie PiccoliValentina RoncoroniClara RosenbergGiacomo RossiRoc RüeggArianna SebastianiDavid StalderLeonora TestiniGiada WalzerSimon YacoubGiacomo Zanini

    La riflessione sul tema dell’abitazione a pigione moderata, affrontato durante l'atelier del secondo anno Bachelor, è di grande attualità per Lugano, dove la tendenza speculativa in tempi recenti si è accentuata sempre più. Da alcuni anni la cittadinanza e il comune si impegnano per invertire questa tendenza, lavorando al mantenimento e lo sviluppo di abitazioni a pigioni accessibili alla maggioranza della popolazione. La ricerca dell’atelier si è inserita dunque in questo clima di crescente attenzione, collaborando strettamente con il Dicastero Immobili della Città. L’intenzione è stata quella di concentrarsi sul fare città, sullo sviluppo di progetti con una forte componente sociale che operino come detonatori nella creazione di un’identità cittadina. Ogni progetto ha dovuto riservare una particolare attenzione agli spazi collettivi e alla componente urbana. Quattro i siti di progetto, tutti di proprietà della città di Lugano, che sono già stati destinati, in un futuro più o meno vicino, allo sviluppo di abitazioni a pigione moderata.

    Scomposizione a Scéru

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    2017

    Progetto di Martino Pedrozzi

    Professore: Martino Pedrozzi

    Assistenti: Lukas Hüsser Valentina Merz Andréanne Pochon

    Studenti:Diletta AprileVittoria Baruffaldi PreisFrancesca BellùCaterina BordoliLaura BrusciaGaia DelleaGian Fadri FanzunNicholas GhielminiGiusy La LicataAndrea MarcoliniSilvia MissagliaMorgane MoutarlierSarah MullerCarlotta PaolucciMartina PenatiSophie PiccoliValentina RoncoroniClara RosenbergGiacomo RossiRoc RüeggArianna SebastianiDavid StalderLeonora TestiniGiada WalzerSimon YacoubGiacomo Zanini

    Scomporre è un efficace metodo d’indagine. Ne sono un esempio l’anatomia in medicina, la dispersione luminosa nell’ottica, la separazione cromatografica di sostanze miscelate, la riduzione dei polinomi matematici in fattori o, da bambini, lo smontaggio della propria bicicletta. Con il coinvolgimento degli studenti dell’Accademia di architettura, una malga sull’alpe di Sceru, a 2˙000 metri d’altitudine, è stata interamente scomposta. Nell’arco di due giornate di lavoro, partendo dal tetto, questo piccolo edificio assemblato in pietra e legno è stato scomposto pezzo dopo pezzo e i suoi elementi costruttivi riordinati alla base del manufatto. Con lo smontaggio si compie anche un’operazione didattica, attraverso lo studio e l’analisi metodica degli elementi costitutivi e delle tecniche costruttive dell’edilizia tradizionale. I lavori in sito sono stati svolti manualmente, per comprendere in prima persona la matericità della costruzione e come sono tecnicamente realizzate le parti.

    Image: Pino Brioschi

    Ricomposizioni a Quarnéi

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    2016

    Progetto di Martino Pedrozzi

    Professore: Martino Pedrozzi

    Assistenti: Elettra Carnelli Andrea Salvatore

    Enti coinvolti: Comune di Serravalle Patriziato di Malvaglia

    Studenti:Enea ArientiFederico BassignanaFrancesco BelliniElia BianchiLisa BianchiChiara BiniAloïs BottiniNicola BusoliniNicolò ClericiRosita DamianoGiacoma Di ViesteSilvia DiazSilvia FincatoFederica GarabelliDomizia LantinMurielle LeuckerAmos MauriSara MeyerFrancesca SchiavelloAnna Lina SteinmannMartino StelzerMartina ToppoDiego Vincenz PérezAlice Zanzi

    Nei pascoli di Quarnéi, in Valle Malvaglia (2˙100 metri d’altitudine), si trovano i resti di numerose cascine, tracce in rovina di una civiltà che non esiste più. L'intervento proposto consiste nella “ricomposizione” delle rovine di nove di esse. Fisicamente le ricomposizioni si manifestano nella ridefinizione volumetrica delle cascine, attuata riportando le pietre delle rovine entro il perimetro dei loro resti, se necessario completandoli. È un gesto di salvaguardia del paesaggio in quanto riconferisce alle costruzioni il carattere di punto di riferimento nel territorio e ripristina lo spazio collettivo del luogo liberandolo dalle macerie. Il loro contributo è forse anche immateriale e consiste nell'essere un atto di pietas verso la civiltà che ci ha preceduto. Il lavoro dà una risposta sintetica ed economica alla necessità concreta di dare un nuovo significato agli alpeggi abbandonati e alla necessità ideale di dare un giusto epilogo al ciclo di vita delle cascine e alla civiltà che rappresentano.

    Montaggio: Giovanni Varini
    Martino Pedrozzi con il fotografo Pino BrioschiImage: Pino Brioschi
    Martino Pedrozzi con il fotografo Pino Brioschi